Per troppo tempo ci siamo illusi che la nostra sicurezza fosse garantita dalla appartenenza alla NATO, affidando il nostro destino nelle mani di altri la cui protezione disdegnavamo. Abbiamo dormito, inconsapevoli che l’ordine mondiale costruito a Yalta si stava sgretolando sotto i nostri piedi, trascinando con sé istituzioni ormai inadatte a controllare le nuove minacce.
Mentre guardiamo Kyiv resistere, comprendiamo che il suo destino è anche il nostro. Se l’Ucraina cade, crolleranno con essa anche la nostra sicurezza e la nostra libertà. La Russia insegue un antico sogno imperiale nel quale l’Europa svolge un ruolo vassallo, mentre gli Stati Uniti guardano altrove, considerando l’Europa come una periferia del loro impero globale.
Il destino della nazione è oggi affidato alla responsabilità di tutti gli italiani: liberi o vassalli?
È giunto il tempo di un esercito europeo integrato, che superi divisioni nazionali e sterili burocrazie. Un esercito forte, coeso, efficiente, sostenuto da un’industria europea della difesa ugualmente integrata e all’altezza delle sfide del XXI secolo. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo appoggiare da subito il progetto ReArm Europe.
Abbiamo bisogno un sistema di deterrenza che renda inequivocabile la nostra determinazione a difendere pace e libertà, quando necessario, anche attraverso l’uso della forza più letale.
Portare immediatamente la spesa militare al 2% del PIL è un investimento nel nostro futuro. Va fatto, nella fase di transizione, utilizzando anche lo strumento del debito pubblico. Occorre andare oltre la soglia del 2% nell’arco al massimo di un quinquennio adeguando la spesa militare all’evolversi della situazione internazionale.
Rafforziamo e istituzionalizziamo la cooperazione con i paesi – esterni all’Unione Europea – che credono nella libertà e nell’autodeterminazione dei popoli: dal Canada al Regno Unito, dall’Ucraina alle democrazie latinoamericane, da Australia e Nuova Zelanda a Giappone e Corea del Sud. Investiamo nella cybersicurezza, per respingere minacce ibride e disinformazione. Affrontiamo con coraggio le sfide dei Balcani, del Mediterraneo e dell’Africa, aree cruciali per la stabilità e la prosperità del nostro continente.
Indipendentemente da come gli Stati Uniti decideranno di comportarsi rispetto all’Ucraina, tocca a noi europei garantire che non venga lasciata sola. Confischiamo gli asset russi congelati, finanziamo la ricostruzione e acceleriamo l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Fra Orban e Zelensky noi scegliamo il secondo e l’indipendenza nazionale.
Michele Boldrin
Fondatore, “Associazione Drin Drin”
Carlo Calenda
Segretario, “Azione”
Alberto Forchielli
Fondatore, “Associazione Drin Drin”
Matteo Hallissey
Presidente, “+Europa e Radicali Italiani”
Riccardo Magi
Segretario, “+Europa”
Ruben Giovannoni
Presidente, "Comitato Ventotene"
Sandro Brusco
Professor, SUNY Stony Brook
Gian Luca Clementi
Professor, New York University
Giovanni Federico
Professore, New York University
Giampaolo Galli
Direttore, Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani
Nona Mikhelidze
Senior Research Fellow, Istituto Affari Internazionali
Massimiliano Parente
Scrittore
Vittorio Emanuele Parsi
Professore, Università Cattolica del Sacro Cuore
Pina Picierno
Vicepresidente del Parlamento Europeo
Marina Salamon
Imprenditrice
Giulio Zanella
Professore, Università di Bologna
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